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La transumanza

La transumanza

Le origini dei nostri formaggi si perdono nella notte dei tempi; già prima di Cristo, alcuni scrittori greci e latini citarono la produzione casearia veneta, descrivendo l'arte della pastorizia, e già attorno all'anno Mille si incomincia a parlare dei formaggi dell'Altopiano di Asiago. In quei tempi, la nostra zona era sotto il dominio dei vescovi e dei feudatari di Padova ai quali i montanari pagavano dazi e tributi con forme di cacio. Si trattava di un formaggio duro, prodotto esclusivamente con latte di pecora, animale all'epoca presente in notevole quantità; si racconta che nell’Altopiano di Asiago ci fossero più pecore che cristiani! Un’altra testimonianza del ‘500, ad opera dello storico poeta Ortensio Lando, recita “...quei pecorini che fanno li montanari di certe montagne sovra Schio...”.

Appare quindi evidente come i ricchi pascoli montani della nostra provincia potessero assicurare un’alimentazione abbondante e capace di fornire l’energia necessaria ad allevare un notevole numero di animali che, oltre al latte ed ai formaggi dovevano assicurare anche pelli, lana e carne. Alcuni testi, infatti, ci tramandano che, durante il dominio della Serenissima, Asiago era nominata anche come sede di un’importante fiera di lane e formaggi. Non è quindi sicuramente casuale la presenza di grandi insediamenti industriali per la lavorazione di filati tutt’oggi presente nell’area dell’Alto Vicentino. Tuttavia, fu proprio la Serenissima a dare inizio al processo di sostituzione delle pecore, con animali bovini. Venezia emise alcune leggi, sembra anche per salvaguardare i boschi fonti di materia prima per le sue navi, che costrinsero i montanari ad allevare animali meno distruttivi.

Anche se la sostituzione degli animali si dimostrò alla fine più redditizia, la fase di adattamento dell'agricoltura e della zootecnia montana durò molti decenni, infatti, fino al XIX° secolo, il formaggio Asiago veniva chiamato "pegorin" (pecorino), termine dialettale ancora in voga tra i vecchi montanari dell'Altopiano che oggi tende ad essere associato alle note piccanti di alcuni formaggi stagionati.
Con la Grande Guerra molte famiglie dovettero abbandonare le loro abitazioni ed i loro pascoli montani per cercare rifugio in pianura, iniziando così a diffondere forme di allevamento a carattere maggiormente stanziale.

Ad ogni modo, tutti noi abbiamo ben chiaro il nostro attaccamento alle tradizioni e, in parte dovuto a questo aspetto, per cui le famiglie di allevatori non vedevano l’ora di ritornare sui loro luoghi di origine, in parte per la riconosciuta qualità dei pascoli montani, tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale la nostra provincia è stata particolarmente interessata dalla transumanza bovina veneta.

Effettivamente, ancora oggi ci capita, all’inizio di giugno o alla fine di settembre, di incorrere in qualche grosso gruppo di animali che invadono la strada e ci stordiscono piacevolmente con il loro scampanio. Ci sembrano visioni d’altri tempi, magari immagini “fuggite” dalle pellicole di Olmi, o ancora situazioni che portano i nostri ricordi ai racconti fiabeschi con i quali i nostri nonni riuscivano a farci rimanere a bocca aperta e subito esclamiamo “...guarda, stanno facendo la transumanza...” anche se in realtà quello che oggi noi vediamo è il carico o lo scarico a piedi delle malghe che qualche azienda della Pedemontana vicentina ancora effettua.

La transumanza vera e propria era una sorta di presepio vivente che attraversava tutta la nostra provincia ed aveva per attori intere famiglie che si spostavano a svernare verso il mare e le foci dei fiumi, alla ricerca di luoghi dove le temperature fossero meno rigide. Assistere al passaggio di quelle lunghe colonne era una pausa festosa e, assieme a uomini, donne e bambini, c’erano sì vacche, manze e vitelli, ma anche cani, gatti, maiali, cavalli con al loro traino carretti pieni dei pochi beni di famiglia o utilizzati per il trasporto con il basto e ancora galline, tacchini, oche, anatre, quasi a rappresentare una sorta di zoo di campagna, colorato e chiassoso.
Inoltre, gli “attori” della transumanza percorrevano il loro tragitto in una naturale euritmia con gli abitanti dei luoghi attraversati, poiché scambiavano, barattavano, un pò di erba da pascolare o un pò di paglia per improvvisarvi un giaciglio con i prodotti che avevano a disposizione e cioè il latte, il burro, la ricotta ed il formaggio.

Questo articolo, scritto da Erasmo Gastaldello è stato pubblicato sul "Giornale di Vicenza" - settembre 2007 - nella rubrica curata dal Servizio Fitopatologico della Provincia di Vicenza.
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